(Dal Decreto della S. Congregazione per il culto divino)

Nel sacramento della Penitenza, i fedeli “ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui, e insieme si riconciliano con la Chiesa, che è stata ferita dal loro peccato, ma che mediante la carità, l’esempio e la preghiera coopera alla loro conversione”.
Il peccato è offesa fatta a Dio e rottura dell’amicizia con lui; scopo quindi della penitenza è essenzialmente quello di riaccendere in noi l’amore di Dio e di riportarci pienamente a lui.
Il peccatore che, mosso dalla grazia di Dio misericordioso, intraprende il cammino della penitenza, fa ritorno al Padre che “per primo ci ha amati” (1 Gv 4, 19), a Cristo, che per noi ha dato se stesso, e allo Spirito Santo, che in abbondanza è stato effuso su di noi.
Il discepolo di Cristo che, mosso dallo Spirito Santo, dopo il peccato si accosta al sacramento della Penitenza, deve anzitutto convertirsi di tutto cuore a Dio. Questa intima conversione del cuore, che comprende la contrizione del peccato e il proposito di una vita nuova, il peccatore la esprime mediante la confessione fatta alla Chiesa, la debita soddisfazione, e l’emendamento di vita. E Dio accorda la remissione dei peccati per mezzo della Chiesa, che agisce attraverso il ministero dei sacerdoti.
Tra gli atti del penitente, occupa il primo posto la contrizione, che è “il dolore e la detestazione del peccato commesso, con il proposito di non più peccare”.
Fa parte del sacramento della Penitenza la confessione delle colpe, che proviene dalla vera conoscenza di se stesso e dalla contrizione per i peccati commessi. Però sia l’esame accurato della propria coscienza, che l’accusa esterna, si devono fare alla luce della misericordia di Dio.
La confessione poi esige nel penitente la volontà di aprire il cuore al ministro di Dio, e nel ministro di Dio la formulazione di un giudizio spirituale, con il quale, in forza del potere delle chiavi di rimettere o di ritenere i peccati, egli pronunzia, in persona Christi, la sentenza.
La vera conversione diventa piena e completa con la soddisfazione per le colpe commesse, l’emendamento della vita e la riparazione dei danni arrecati. Il genere e la portata della soddisfazione si devono commisurare a ogni singolo penitente, in modo che ognuno ripari nel settore in cui ha mancato, e curi il suo male con una medicina efficace. È quindi necessario che la pena sia davvero un rimedio del peccato e trasformi in qualche modo la vita.
Al peccatore, che nella confessione sacramentale manifesta al ministro della Chiesa la sua conversione, Dio concede il suo perdono con il segno dell’assoluzione; il sacramento della Penitenza risulta così completo in tutte le sue parti.