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Serata testimonianza sul Nepal

Sostegno all’umanità ferita

Testimonianza di volontariato in Nepal

La serata si svolge presso il Teatro Parrocchiale di San Lorenzo ed è aperto dal Parroco della Comunità Pastorale don Felice Noè  con i ringraziamenti alla Commissione Comunicazione e Cultura, emanazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale che ha preparato l’incontro e a don Luigi Vicario della Parrocchia S. Lorenzo per l’ospitalità.

VOLONTARIO

MEDICO

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con Cecilia Cargnelutti, medico e Marco Zaffaroni, volontario

Articolo di Marisa Ciprandi

Testimonianza di volontariato in Nepal conclude una serie di incontri  su temi vivi e attinenti all’Anno giubilare della Misericordia. “Ero malato e siete venuto a visitarmi” ovvero l’assistenza nella fase della vita terminale;“Mare nostrum” operazione di salvataggio di migranti in mare, anno 2013; l’ incontro col Vescovo di Aleppo Boutrus Marayati“ Vivere la misericordia e il perdono in una terra distrutta dalla guerra” in Siria; “Gli interventi della Chiesa Cattolica nell’emergenza umanitaria in Siria e Iraq”.

La serata odierna prende avvio dalla presentazione  appassionata della dr Cecilia Cargnelutti.

col supporto di belle immagini che ci introducono nel Distretto di Rukum, centro-est in Nepal al “Chaurjari Mission Hospital” dove ha esercitato  come neo laureata in medicina per circa 5 mesi.

Qui la vita è caratterizzata da una povertà estrema, non ci sono strade e la gente trasporta tutto sulle spalle, lavora dall’alba al tramaonto dalle ore 5.30 del mattino in condizioni pessime nelle risaie, unica ricchezza della terra.

Cecilia lavora in un ospedaletto di 40 letti, perciò molti pazienti attendono su brandine all’esterno della struttura, si occupa particolarmente delle partorienti e non conoscendo il nepalese, esegue le ecografie delle donne in gravidanza.

Quando una donna arriva in ospedale giunge con tutta la famiglia, marito e figli.  Ci viene mostrata l’immagine di  una donna al suo decimo parto cui è stato praticato il taglio cesareo. Spesso il taglio cesareo viene praticato quando il parto è compromesso dalle condizioni di spossatezza o di gravidanza compromessa, le partorienti giungono all’ospedale dopo un viaggio in condizioni faticose durato anche cinque giorni.

Qui si curano le malattie infettive derivanti soprattutto dalla mancanza di igiene : infezioni intestinali diarree, infezioni urinarie, insufficienza renale acuta, vermi, salmonella, febbre tifoide, infezione polmonare, difficoltà di respirazione che da noi potrebbere essere guariti anche in pochi giorni, malattie della pelle.

I medici hanno a disposizione poche medicine e 3 tipi di antibiotici. Nella sala operatoria si pratica l’anestesia spinale, non quella generale, poiché anche l’ospedale spesso è privo di acqua.

Inn una circostanza  con amici nepalesi  noleggiarono una jeep per raggiungere i luoghi più dimenticati, dimenticati dal mondo, e che si possono raggiungere solo a piedi. Erano attesi  da giorni. I medici si portano solo antidolorifici, e antibiotici, ma per i malati è importante sentirsi prendere in cura. “Ci aspettano, portano riso e acqua che loro non hanno e ce li donano con il cuore. Non avendo acqua da bere, anche l’igiene della persona è inesistente, così pure non esistono bagni, perché non c’è una rete fognaria.

Hanno una educazione di base. “Abbiamo donato quaderni e matite e sono stati molto contenti”.

Il giorno 25 aprile 2015 Cecilia si era recata a Katmandu per rinnovare il visto quando si verificò l’evento del terremoto, che la trattenne ancora in quei luoghi. Solo dopo tre mesi furono montate le tende e ripari di canne di bambu ove la gente si ammassava, anche in 200 in una sola tenda, provenienti da diverse regioni e parlanti lingue diverse, in tende erette sulla nuda terra. La gente era in balia del fato, del nulla  e vicino a corsi d’acqua. Si alimentavano cucinando zuppe diverse.

Mostra l’immagine di Tommy un bimbo di due, tre anni, bello, guarito che si regge sulle sue gambe, un bimbo che ebbe la sua simpatia particolare. Era giunto in condizioni gravissime per una infezione da insufficienza urinaria, non sorrideva, non parlava neppure l’indu.

Marco Zaffaroni esordisce dicendo di essere stato in Nepal 22-23 volte attratto dalla bellezza dei luoghi e delle montagne. Voleva scalare gli 8000 metri. Ha imparato ad amare la montagna fin dai tempi dell’ oratorio e del campeggio organizzato dal suo Parroco don Felice Noè, che primo si spingeva  avanti a tutti verso la meta.

L’amore per le cime  ebbe origine da lì. In alto “hai un un rapporto” con te stesso, ti fai delle illusioni. Ha imparato ad amare la montagna fin dai tempi dell’oratorio e del campeggio organizzato dal suo Parroco don Felice Noè che primo si spingeva verso la vetta.

L’amore per le cime  ebbe origine da lì. Poi amò anche gli abitanti di quelle magnifiche terre che offrono spettacoli naturali carichi di assoluto.

Mi piace come la gente pur nella povertà “ha dignità”.

L’idea di costruire un ospedale nacque in pizzeria a Katmandu.

Mostra il video dell’inaugurazione dell’ospedale Family Health Hospital: avvenuta nel 2009 con l’amico e compagno di scalate Mario Merelli, “che ora non c’è più” (scomparso improvvisamente nel gennaio 2012). Nella Valle del Makalù, nel nord ovest del Nepal a Kalika,  distretto di Dolpa, un villaggio di 18.000 persone, oggi il doppio. Scelgono una Onlus italiana La Goccia ed una Onlus nepalese Focus e l’aiuto di tanti amici, perché il Governo nepalese ha un governo instabile, meglio  essere indipendenti. Conferma l’attestazione di Cecilia: la mortalità infantile, del 51% attorno all’anno e mezzo, a causa della assoluta mancanza di igiene. Marco accerta che è costume mangiare sempre 3 volte al giorno il Dal Bhat-  Dal (zuppa di lenticchie e verdure)  Bhat (riso) con cumino una dieta che non è possibile sostenere a lungo. Marco non si sente un super eroe, né è diventato volontario per affermare il proprio Io, ma    ama la bellezza dei luoghi paradisiaci e la gente.

Afferma che Katmandu, la capitale del Nepal, non è il Nepal. Ecco perché la scelta di Kalika. Per raggiungere il villaggio da Katmandù devi prendere un piccolo aereo, che non ha orario e poi ha 4 ore di cammino.

Quando si scatenò il terremoto Zaffaroni si trovava sull’ Everest, furono trasferiti con l’elicottero a Katmandu. I villaggi di montagna sono lontani dall’ospedale 5 giorni di viaggio a piedi o con lo yak.

Ora c’è in progetto la costruzione di una scuola, ma bistàrai: piano, piano come dicono gli scherpa.

Ci sono villaggi  di montagna da dove la gente non è mai scesa.  Cinque  giorni a piedi o con lo yak.

Progetto per costruire una scuola. A Dorpo ora c’è un ospedale. Non sono un super eroe, ma l’impegno porta a proseguire nell’impegno assunto.

Qualche domanda

Cecilia Cargnelutti

Ero alla ricerca di qualcosa, volevo uscire da una aridità, non c’era un progetto, sentivo la domanda di un significato, ero persa negli studi, mi domandavo dove andrò…sentivo di avere qualcosa da dare agli altri, la mia professione… potrebbe esserci anche l’Africa.

Marco: Sto facendo la cosa giusta? Sono legato al Nepal da 20 anni, mi piace.

A volte mi chiedo chi mi dà il diritto di accelerare la storia.

Gli scerpa sono più avanti di noi hanno il cellulare più avanzato, comprano sigarette ma non acqua, sono arretrati di 500 anni.

Il 40% dei nostri bagagli contengono medicine, meglio comprarle in India piuttosto che sdoganarle.

L’ospedale continua a vivere, vi lavorano: 1 medico tutto l’anno, 1 tecnico e 2 infermieri

Cargnelutti: desidera salutarci con il saluto del congiungere le palme dicendo: Namasté.

Una breve considerazione. Due vite speciali quella giovane della dott.ssa e quella matura dell’alpinista volontario. Entrembi alla ricerca di qualcosa cui non osano o non possano ancora dare un nome, ma entrambi realizzano una opera della misericordia: ama il prossimo tuo come te stesso. Una bella scelta, avventurosa, coraggiosa, tutta in uscita.

Qual’ è  la mia opera di misericordia?

 

Alcuni momenti della serata

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Esperienze/sintesi

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